Il problema della frammentazione delle stazioni appaltanti e la necessità di una loro qualificazione sono stati affrontati con maggiore decisione a partire dal d.lgs. n. 50/2016, per poi continuare fino all’attuale D.lgs n. 36/2023 con il quale è stato approvato il nuovo Codice dei contratti pubblici (nuovo Codice o Codice del 2023).
In Italia, secondo le stime più accreditate, operano oltre 20 mila stazioni appaltanti, con effetti negativi sull’efficienza dell’azione amministrativa e sulla spesa pubblica perché la frammentazione comporta spesso la loro microsomia e, quindi, l’incapacità di affrontare efficacemente le sfide imposte dalla complessità crescente dei contratti pubblici.
Le stazioni appaltanti, infatti, devono essere organizzativamente adeguate per poter gestire con maggiore professionalità la procedura e, specie per le forniture, devono poter determinare un’aggregazione della domanda tale da conseguire una maggiore forza contrattuale ed ottenere prezzi più bassi per l’acquisto dei beni.
Il legislatore, specie a partire dal Codice del 2016 ha perseguito l’obiettivo di ridurre il numero delle stazioni appaltanti utilizzando una pluralità di misure la facoltà di aggregazione, l’obbligo di ricorso a centrali di committenza e la necessità della loro “qualificazione”.