La Corte di Cassazione ha stabilito che la violazione dell’obbligo di astensione da parte di un pubblico ufficiale non costituisce più un reato penalmente rilevante.
Il Caso in Esame
Un dirigente del settore Urbanistica di un Comune era stato condannato in appello a sei mesi di reclusione per non essersi astenuto nel processo di concessione edilizia in sanatoria riguardante un immobile di sua proprietà, situato in un’area di inedificabilità assoluta. La sua condotta era stata considerata dolosa, con l’intento di ottenere un vantaggio patrimoniale ingiustificato.
Il Nuovo Quadro Normativo
Con l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, avvenuta con la legge 9 agosto 2024 n. 114, l’azione contestata non è più considerata reato dalla legge, portando all’annullamento senza rinvio della condanna emessa.
Evoluzione Legislativa
L’evoluzione normativa ha progressivamente ridotto l’ambito di applicazione dell’art. 323 del codice penale, a partire dal DL 76/2020 (Decreto Semplificazioni) fino alla sentenza della Corte Costituzionale n. 8/2022, che ne ha già confermato la legittimità.
Conseguenze
L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio rappresenta un cambiamento significativo nella responsabilità penale dei pubblici ufficiali, sollevando interrogativi sulla salvaguardia dell’imparzialità all’interno della Pubblica Amministrazione.