Il Ministero della Giustizia, con decreto del Direttore Generale della giustizia civile del 21 aprile 2016, ha indetto un concorso per esame a 500 posti di notaio, svoltosi tra il 21 ed il 25 novembre 2016.
Alla procedura concorsuale ha preso parte la dott.ssa X, la cui prova scritta, con verbale del 27 ottobre 2017, è stata annullata per la presenza di un segno di riconoscimento ex art. 10, comma 10, d.lgs. n. 166 del 2006, avendo la Commissione esaminatrice, all’unanimità, rilevato che “su uno dei fogli inseriti nella busta contenente l’elaborato di diritto civile figurano un nome, un cognome ed un’utenza cellulare”.
Dinanzi al Tar Lazio, la dott.ssa X ha avversato la declaratoria di invalidità, lamentando la violazione degli artt. 3, l. 241 del 1990, 10, comma 10, d.lgs. n. 166 del 2006, 7, d.P.R. n. 686 del 1957, 14, d.P.R. n. 487 del 1994 e l’eccesso di potere per irragionevolezza, travisamento dei fatti e difetto di istruttoria, sul rilievo dell’inidoneità del supposto segno di riconoscimento ad alternare l’anonimato dell’elaborato concorsuale, essendosi sostanziato nella mera apposizione sulla minuta della prova di diritto civile delle generalità di una collega di concorso e non delle proprie.
La ricorrente ha poi dedotto di non aver agito al fine di rendere riconoscibile il proprio elaborato bensì allo scopo di memorizzare il numero di telefono di un’altra concorsista.
